Jacopo Ferrazza Quintet "Prometheus" - 07 marzo 2025
- Scritto da Emiliano D'Auria
- Pubblicato in Stagione 2024/2025
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Jacopo Ferrazza Quintet "Prometheus"
07 marzo 2025, ore 21.00
L’idea di scrivere un’opera ispirata a Prometeo nasce dalla necessità di ritrovare valori, simboli e punti di riferimento nell’epoca in cui stiamo vivendo. Prometeo, nel mito, dona il fuoco agli uomini, consentendo loro di accedere alla propria intelligenza, di sviluppare una memoria e una coscienza critica. Da lì l’uomo si evolve basando la propria essenza sui meccanismi complementari del sapere e del sentire, sull’intelligenza e sui sentimenti. Personalmente e dal mio punto di vista, sento un forte bisogno di centratura, di qualcosa che riporti me e i miei simili ad esaltare quelle caratteristiche che rendono l’uomo ciò per cui è nato, condizione che nella cultura mitologica lo anteponeva agli dei e che nel corso della storia lo ha portato più volte a sostituire dio, diventando egli stesso immagine o corpo stesso del divino.
Chi è Prometeo: l’analogia tra l’uomo pre-prometeico e l’uomo moderno è molto forte. Nel mito, prima del dono del fuoco, l’essere umano giaceva inerme senza consapevolezza alcuna di ciò che lo circondava, incapace di autogestirsi, di organizzarsi in una società che non lo portasse all’autodistruzione e di difendersi così da qualsiasi minaccia. Non era inoltre consapevole dei propri sentimenti, delle proprie possibilità e non possedeva alcuno spirito critico. La sua intelligenza, infine, non era stimolata e faticava a svilupparsi, mancando le occasioni e gli strumenti per una giusta e naturale evoluzione.
Ritrovo tutte queste caratteristiche nell’uomo contemporaneo: un uomo che ha abbandonato la propria centratura e la ricerca di una personale evoluzione per affidarsi all’arbitrio di pochi individui, ad enti o addirittura a strumenti esterni alla propria essenza come quelli tecnologici. L’uomo contemporaneo rischia di perdere il proprio spirito critico così come non è quasi più capace di organizzarsi in società che non siano nocive e non sa più essere autonomo da fattori esterni quali social, droghe, falsa informazione e varie forme di dipendenza. La ricerca e la curiosità dell’uomo si sta spostando sempre più verso ciò che è fuori di sé e sempre meno verso l’interiorità, dimenticando le infinite potenzialità che lo contraddistinguono.
Ecco perché ho immaginato che mai come ora ci fosse bisogno di una figura prometeica, di un’immagine cristica forte e decisa, che possa aiutare l’uomo a ritrovare il fuoco della propria natura e a recuperare, o a sviluppare nuovamente, le proprie doti di intelligenza e di sensibilità. Abbiamo dunque bisogno che qualcuno ci faccia nuovamente dono del fuoco, magari rubato proprio a quelle divinità che con tanta avarizia e paura lo tengono segregato affinché gli uomini non si risveglino. Qualcuno che in realtà è dentro di noi e che, nell’analisi del mito prometeico e attraverso le mie ricerche personali, ho identificato nell’essere umano stesso.
Ritengo che l’uomo oggi debba svolgere il compito di affrancarsi dal bisogno di essere sostenuto, salvato o istruito da qualcun altro, ma debba erigersi egli stesso come salvatore e riferimento per se stesso, poiché possiede già tutti i mezzi necessari sebbene spesso non ne sia al corrente. Il percorso, quindi, non è più dal dentro verso il fuori, ma è una ricerca spasmodica verso l’interno, verso le proprie risorse e le proprie potenzialità. Prometeo non è più un Cristo salvatore che arriva dall’alto a liberare il genere umano, ma è l’uomo stesso che si ribella alla propria condizione di stasi ed inizia un proprio processo di evoluzione. Chiunque può essere Prometeo e chiunque può farsi dono del fuoco o della possibilità di effettuare una inaspettata scoperta all’interno di sé.
Prometheus diventa quindi un percorso di ricerca e di rinascita verso l’interno per ritrovare il fuoco primordiale che appartiene a tutti gli uomini e che è rimasto sopito troppo a lungo. Cos’è il fuoco: il fuoco è lo spirito vitale appartenente a tutti gli uomini, la curiosità e la voglia di ricerca, di evoluzione e di progresso che si identifica con l’intelligenza pura e con la sensibilità, la capacità di convivere e accettare i propri sentimenti, l’abilità di osservare ciò che ci circonda e la consapevolezza di ciò che si è. Il fuoco è la perenne tensione positiva che regola tutto, è vita pura e rappresenta il presente, vibrante e dinamico. Il fuoco è mutevole per natura, è dinamismo puro. Rappresenta la capacità di muoversi in breve tempo tra stati apparentemente opposti, di cambiare atmosfera, sensazioni e stati d’animo (Sturm und drang beethoveniano). Rappresenta anche la capacità di modificare idee, di adattarsi alle situazioni e di possedere uno spirito critico tendente al progresso non necessariamente inteso come progresso tecnologico bensì morale.
Il fuoco nel *Prometheus* riprende anche il concetto della “ruota di fuoco” espresso in *Fantàsia*, dove si va a rappresentare la ciclicità delle vite e delle incarnazioni come una ruota infuocata, al cui interno danzano le esperienze vissute e quelle che dovranno arrivare.
Cos’è il divino: nel mito Prometeo si ribella a Zeus rubando il fuoco dalla fucina di Efesto per donarlo agli uomini. Successivamente ingannerà nuovamente la divinità sempre in nome della sua amicizia con gli esseri umani. La figura prometeica dunque rappresenta la ribellione, il risveglio e l’audacia nei confronti dell’istituzione massima, del dettame e del dogma. Nell’accezione contemporanea Prometeo (l’uomo) si ribella di fronte alla stasi che gli viene imposta dalla società, dalla propria cultura, dalla religione, dalla moda o dalle dinamiche familiari ristagnanti. Ecco allora che la figura del divino da cui ci si affranca non è più unica ma molteplice. Evitando facili complottismi, si può identificare la figura del divino anche in enti superiori che impongono scelte obbligate alle persone, governi autocratici, lobby o ciò che si può facilmente identificare come figura imperativa.
Prometeo, ovvero l’uomo, che si ribella a un qualcosa di imposto dovrà subire di certo le punizioni della società, la diffidenza dei propri simili, il giudizio di chi non ha il coraggio di intraprendere il suo stesso percorso e la facile gogna pubblica del dissenso. Ma è attraverso questa punizione (Il Prometeo incatenato con l’aquila sul monte Caucaso) che Prometeo traccerà una via, un esempio e un percorso salvifico innanzitutto per se stesso e in seguito per tutti gli altri.
L’uomo liberato dalla rupe è dunque un uomo risvegliato, consapevole di ciò di cui fa parte, alla ricerca continua del sapere e dell’essenza delle cose. È un Prometeo che vede nuovamente e in maniera diversa dopo essere stato cieco per lungo tempo e si identifica con ciò che lo circonda amalgamandosi con la natura. È un uomo che trascende, privo di giudizio e corruzione, libero e consapevole del proprio percorso evolutivo, un uomo che manterrà accesa la fiamma di quel fuoco ritrovato dentro se stesso.
Line-up:
Alessandra Diodati - voce -
Jacopo Ferrazza - d. bass, synth, compositions -
Enrico Zanisi - piano -
Livia De Romanis - cello -
Valerio Vantaggio - batteria -